L’ombra del Padre. Il romanzo di Giuseppe

L'ombra del Padredi Jan Dobraczynski  (ediz. Morcelliana)

(…) Al di sopra del precipizio la montagna formava un dolce declivio. In mezzo all’erba trapunta di fiori di campo spuntavano qua e là macigni grigi. Nella distanza le pecore e le capre parevano anch’esse frammenti di roccia.

Il gregge era in perenne movimento: si fermava per un attimo, e subito andava innanzi con passetti nervosi.

Allorché arrivò sopra il precipizio, vide già di lontano la figuretta della pastorella che seguiva il gregge. La ragazza indossava un fazzoletto che le riparava il capo, le braccia e le spalle. Procedeva adeguando il passo ai movimenti del gregge. Doveva essere sovrappensiero, in quanto non sentì i suoi passi. Si fermò e volse di scatto il capo, quando egli chiamò:

– Miriam.

Non notò timore nel suo sguardo. Come sempre era colmo di pace e di uno splendore strano che proveniva dal profondo. Questo splendore in quel momento ardeva come una fiamma, ma quando lei lo guardò, parve smorzarsi. Il viso di Miriam ricordava quello di una persona che sia stata a lungo al sole e poi sia tornata all’ombra. Tese le mani davanti a sè e fece un gesto lieve, come volesse trattenerlo lontano da lei.

– Cleofa sa che tu sei qui? – domandò.

– Lo sa. Mi ha detto lui stesso di venire qui.

Piegò il capo  esprimendo con questo gesto la sottomissione alla volontà del suo tutore. Sorrise.

– Mi sembra che tu voglia dirmi qualcosa, vero? Ti ascolterò – disse – ma devo stare attenta al gregge. Qualcuna delle pecore potrebbe smarrirsi.

– Seguiremo il gregge e lungo il cammino ti dirò perché sono qui.

Senza parlare si mossero dietro le pecore. Procedeva accanto a lei. Ma non incominciò a parlare subito. Le parole preparate si confondevano e si perdevano. La vista della ragazza aveva fatto sì che ritornasse la timidezza che aveva provato allorché l’aveva incontrata per la prima volta al pozzo. Da quel momento non aveva mai parlato da solo con Miriam. Il sentimento che là era esploso in lui con la forza di una fiamma su cui si  sia versato olio, gli aveva imposto di assumere immediatamente l’atteggiamento di chi vuol chiedere moglie. Se gli accadeva di vedere Miriam, ciò avveniva soltanto in casa di Cleofa, se parlava con lei, lo faceva solo in presenza di altri. In casa di Cleofa era ospite quotidiano. Lo si tratteneva per i pasti. Allora vedeva coma Miriam aiutasse la sorella, preparasse i cibi, servisse in tavola, raccogliesse le stoviglie e poi le lavasse. La seguiva con lo sguardo attento e il cuore che batteva, ma in modo tale che né lei, né nessun altro si accorgesse dei suoi sguardi. (…) Quando la guardava, si rafforzava in lui la convinzione che si trattasse proprio della ragazza che aveva atteso. Lei, soltanto lei, poteva diventare per lui moglie, amica, compagna. Sentiva che non avrebbe mai cessato dall’amarla e dall’ammirarla. (…)

Vagabondarono per un lungo pezzo della radura sempre in silenzio. Lei non affrettava neppure con una parola le sue parole. Giuseppe non avvertiva né impazienza né eccitazione nel suo passo tranquillo e nel suo respiro uguale.

– Ascolta, Miriam – si decise alfine. – Ho chiesto a Cleofa che ti dia a me per moglie …!

Si interruppe, impressionato dalle parole che aveva detto. Miriam taceva. Egli ricominciò:

– Ti ho amato fin dal primo momento, quando ti ho visto al pozzo. Per me sei divenuta come Rebecca, che non appena il servo di Abramo la vide, la scelse subito per Isacco …

Tacque di nuovo. Procedevano in silenzio. Un leggero venticello accarezzava l’erba fitta di anemoni rossi; pareva un tappeto, sul quale si posassero leggeri i piedi scalzi di lei. (…)

Il libro che proponiamo oggi è un classico della letteratura cattolica. E’ scritto con quel rispetto e con quella discrezione tipica di chi trae la propria genialità dall’esperienza di fede che vive. Purtroppo sono poche le opere dedicate a San Giuseppe: Jan Dobraczynski, con questo suo capolavoro, ha quindi il merito di avvicinarci alla  figura del Tutore della SS. Vergine.

 

 

 

 

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