20 giugno, famiglie in piazza
di Alfredo Mantovano
“Eccezione italiana”. Così san Giovanni Paolo II ha più volte definito la nostra nazione. “Eccezione” rispetto a orientamenti radicati appena fuori dai nostri confini o nelle principali istituzioni europee: ciò che ci ha fatto opporre qualche resistenza alla pesante invadenza libertaria, difendere il Crocifisso nei luoghi pubblici, ospitare in concreto e senza barriere centinaia di migliaia di persone in fuga da persecuzioni e da guerre, mantenere un tessuto sociale lacerato ma non atomizzato.
È una “eccezione” che esiste perché, nonostante gli attacchi furibondi e negli ultimi tempi intensificati, in Italia la famiglia regge ancora. È come una casa bombardata, rispetto alla quale negli ultimi anni le istituzioni nazionali si sono concentrate a demolire quel poco che è rimasto in piedi; ma è una casa nelle cui stanze ancora non picconate trovano soluzione problemi e contrasti che altrove esploderebbero.
Quasi per nulla rappresentate in parlamento e nel governo, il 20 giugno le famiglie italiane si ritrovano a Roma, in piazza San Giovanni, per dirla in prima persona e senza mediazioni. Non ce l’hanno con qualcuno o con qualcosa: racconteranno le difficoltà della loro esistenza concreta e rivendicheranno il dovere e il diritto di educare i propri bambini. Lo slogan “difendiamo i nostri figli” non ha nulla di ideologico, anzi ripudia la “colonizzazione ideologica” – per riprendere papa Francesco – costituita dalla imposizione del gender a scuola.
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