La dignità del rosario

Alessandro Maggiolinidi mons. Alessandro Maggiolini (1931-2008)

Una parola sul rosario, poi, che è preghiera frequentemente fraintesa: per vecchiette, per ignoranti, con testi sempre i medesimi, formale, meccanica, e così via, si commenta spesso. Mah. Occorrerebbe intuire il segreto di questa orazione che si avvicina assai a un rapporto mistico con Dio.

Certo, l’orante può sforzarsi di rendersi attento alle parole del Pater e dell’Ave e del Gloria, rischiando forse l’esaurimento nervoso. Ma il compito dei testi non è quello di tormentare le persone. I misteri enunciati – compresi quelli nuovi della luce per il giovedì – rimangono sullo sfondo come aiuti di meditazione contemplativa.

L’atteggiamento è quello di chi si rivolge a Maria per condividere i suoi stati d’animo e la sua partecipazione alle varie vicende della redenzione. Il susseguirsi delle formule dovrebbe essere sostenuto dalla convinzione che le parole non hanno mai detto il loro segreto una volta per tutte, e servono per ritmare l’affondare in Dio del credente, quasi la scansione del respiro o del battito del cuore.

La ripetitività, in questo senso, viene cercata come supporto a un amore che non finisce mai di dirsi e di approfondirsi e di consolidarsi, perdendosi nell’arcano di Dio con lo spirito di Maria. E si obbietti che è poco.

tratto da “Declino e speranza del Cattolicesimo” ediz. Mondadori
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