Mondo all’incontrario

Maternità surrogatadi Mario Adinolfi

Il mondo che sui giornali viene raccontato al contrario proviamo a rimetterlo dritto su La Croce, narrando la nuda verità di quel che accade e scartavetrando l’ideologia che altrove condirà i fatti.  Su tutti i quotidiani del mondo all’incontrario è rubricata come “la battaglia di Gordon e Manuel”. Anzi prendiamo la titolazione completa direttamente dall’edizione on line del Corriere della Sera: “La battaglia di Gordon e Manuel per riavere la figlia: coppia gay bloccata in Thailandia dalla madre surrogata”. Basta leggere questo titolo per inorridire. Ma come “riavere”? Ma come “la figlia”? Ma come “la madre surrogata”? Nel mondo ragionevole bisognerebbe titolare “Madre thailandese si batte per tenere con sé la figlia che due occidentali vogliono comprarsi”. Il tono complessivo dell’articolo del Corsera è di una violenza impressionante, totalmente schierato con gli opulenti acquirenti contro la povera donna thailandese.

I fatti: Gordon e Manuel sono due omosessuali britannici abbienti che dopo aver affittato due anni fa un utero in India e aver acquistato così un primo “figlio”, decidono di ripetere l’esperienza in Thailandia. Stessa procedura rispetto all’India: acquisto di un ovulo, fecondazione con sperma mescolato, affitto di un utero, gravidanza, parto. Qui, però, succede qualcosa che Gordon e Manuel non si aspettano. Abituati al potere del denaro occidentale e alle condizioni di bisogno delle povere donne indiane e thailandesi che si prestano a ovodonazioni e locazioni di uteri, credono di poter seguire le medesime impersonali procedure. Invece, irrompe l’umano. La donna che partorisce Carmen, così si chiama la bambina oggetto del contendere, da cosa acquistata diventa persona, da donna umiliata dal denaro diventa madre e come tutte le madri ruggisce a difesa della propria piccola. Vede la coppia omosessuale, non ne aveva percepito l’esistenza, decide di difendere Carmen, sua figlia. Il Corriere della Sera arriva ad affermare che la donna “non ha legami biologici con Carmen”. Come si fa a dire che una donna che porta in grembo nove mesi e partorisce una bambina “non ha legami biologici”? Solo nel mondo all’incontrario si può affermare questo dopo che la neonata si è nutrita per nove mesi nel ventre della madre di tutto ciò che il suo sangue le ha portato. Chiedere al giudice che ha deciso sul caso del Pertini, se chi partorisce è la madre o no.

No, il trionfo dell’ideologia gender è in quell’aggettivazione: madre sì, ma “surrogata”. Carmen è figlia di due uomini secondo il Corsera. Secondo la coraggiosa donna thailandese che non si rassegna al mondo all’incontrario invece no. E allora al diavolo i soldi, lei non firma il permesso per far lasciare il paese a sua figlia. E un mondo ancora umano starebbe con quella madre e con la sua Carmen, con la loro dignità nella povertà, non con due ricchi che hanno provato a comprarsela.

tratto da La Croce quotidiano
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